Nel 1941 Primo Levi, scrittore ma anche chimico neolaureato al Politecnico di Torino, lavorò per un breve periodo presso la cava di Balangero (Torino), il più grande sito estrattivo di crisotilo in Europa.
I minerali estratti venivano utilizzati negli stabilimenti Eternit© di Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e Bari.
Questa esperienza diventerà il capitolo “Nichel” del suo libro Il sistema periodico, in cui Levi racconta di come fosse stato assunto per estrarre Nichel dalla serpentinite.
La narrazione che ne scaturisce è degna dell’Inferno dantesco: “In una collina tozza e brulla, tutta scheggioni e sterpi, si affondava una ciclopica voragine conica, un cratere artificiale del diametro di quattrocento metri”.
Ancora prima delle evidenze scientifiche, Levi sembra puntare il dito contro un ambiente di lavoro opprimente e asfissiante: “L’operazione procedeva in mezzo ad un fracasso da apocalissi in una nube di polvere che si vedeva fin dalla pianura”.
Ma la cosa più impressionante è la descrizione della quantità di amianto presente in ogni ambiente, sia esterno che interno della cava: “C’era amianto dappertutto, come una neve cenerina … Se si lasciava per qualche ora un libro sul tavolo, e poi lo si toglieva, se ne trovava il profilo in negativo”; e ancora: “I tetti erano coperti da uno spesso strato di polverino, che nei giorni di pioggia si imbeveva come una spugna, e ad un tratto franava violentemente a terra”.
Dopo la chiusura dei lavori a seguito della legge 257 del 27 marzo 1992, la cava è al momento oggetto di una bonifica ambientale. Al momento è possibile accedervi tramite la società R.S.A., che organizza visite didattiche lungo percorsi appositamente attrezzati e mediante appositi dispositivi di protezione.
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